"Sedurre significa mettermi sotto il suo sguardo e farmi guardare da lui, è correre il pericolo di essere visto per cominciare qualcosa di nuovo."
-J.P. Sartre L'essere e il nulla
Partirei con il chiedere scusa per questi mesi di latitanza (buona norma del buon blogger presumo), ma mi sono resa conto più volte di quanto entrare in cucina sia per me davvero simile ad uno sforzo fisico. Le parole erano tante, avrei voluto scrivere di tanto, ma la voglia di cucinare era pari a zero ahaha e visto che qui non si prepara del cibo ma si cucina, quella minima parte di ispirazione la trovavo fondamentale.
Per farla breve, non mi sembrava carino proporvi una super riflessione filosofica con le spinacine surgelate ahahaha
Detto questo, oggi vorrei condividere con voi alcune riflessioni che mi hanno accompagnato nell’ultimo periodo, riguardo alla corporeità in confronto allo sguardo che l’Altro lascia cadere su di essa.
In un altro post inalzavo il corpo e il suo linguaggio a forma estrema ed autentica di comunicazione, ma alla luce di alcune esperienze personali mi sono accorta di come questo stesso corpo, possa rappresentare a volte un tremendo limite invalicabile. Esso infatti può essere, contemporaneamente, strumento causa e significante delle nostre relazioni, dal momento in cui ne disegna anche fisicamente i limiti. Nel momento dell’incontro infatti, abbiamo 4 “barriere” o step da oltre-passare:
io > il mio corpo > il corpo dell’altro > l’altro
Io che mi vedo parlare e agire, l’altro che mi vede parlare e agire. Che grado di corrispondenza c’è tra queste due cose? O ancora prima: che grado di corrispondenza c’è tra ciò che sento e come lo esprimo con il mio corpo?
Fino a poco tempo fa mi sono resa conto di quanto, nel processo d’incontro, delegassi al mio corpo la comunicazione, con risultati piuttosto….prorompenti, quasi a volte disarmanti per l’altro. Ritrovandomi in una situazione in cui la corporeità era quasi totalmente esclusa mi sono riscoperta inibita, disarmata ma forse proprio per questo, più autentica e sincera. Senza filtri o barriere.
Il corpo che diviene involucro protettivo che, una volta caduto permette di essere come altri mi vede. E di questo nuovo essere che appare ne sono totalmente responsabile al contrario di ciò che avveniva prima. Mettendo in gioco solo i corpi infatti, facendoli scontrare in tutta la loro fisicità e gravità, la responsabilità era quasi totalmente assente, dato che non si può immaginare quali effetti avranno i miei gesti e i miei atteggiamenti sull’altro, il loro senso per l’altro mi sfuggirà di continuo. Dal momento in cui metto in atto il mio corpo non posso che congetturare il senso di ciò che sto esprimendo, avvicinandomi terribilmente più ad una scommessa che ad una reale comunicazione.
Non volendo assolutamente con questo discorso rinunciare alla mia corporeità (ne tanto meno a quella dell’altro ehehe) ciò a cui vorrei si tendesse allora è una corrispondenza biunivoca tra espressione ed essere, lasciar cadere la possibilità della corporeità come barriera invalicabile per lasciar posto ad una soggettività libera "di correre il pericolo di essere vista, per incontrare qualcosa di nuovo".
Grazie, e spero che questo spuntino filosofico vi sia stato utile o almeno sia risultato interessante e….gustoso!
Alice
RICETTA
COOKIES MONOPORZIONE AL MICROONDE
Ingredienti:
1 cucchiaio di burro
1 cucchiaio di zucchero bianco
1 cucchiaio di zucchero di canna
3 gocce di estratto di vaniglia
1 pizzico di sale
1 tuorlo d'uovo
¼ di cucchiaio di farina
2 cucchiai colmi di gocce di cioccolato
Procedimento:
Fai sciogliere il burro nel forno a microonde, senza farlo diventare bollente. Aggiungi zucchero, la vaniglia, il sale e mescola il tutto.
Amalgama il tuorlo d’uovo e infine aggiungi la farina.
Versa il composto in tazza fino a raggiungere 1/4 di questa e infine aggiungi le gocce di cioccolato.
Se il composto dovesse essere troppo morbido aggiungi una punta di farina.
Cuoci in forno a microonde per 40-60 secondi alla massima potenza, controlla comunque dopo 40 secondi lo stato di cottura. Ricorda di non oltrepassare i 60 secondi.