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La felicità del cavolo

“L'uomo felice viva bene e si realizzi nell'azione: la felicità è un modo di vivere bene e agire bene .”

-Etica Nicomachea, Aristotele


Allora, ho deciso di iniziare questo blog con il botto e quindi nel primo post parlerò niente di meno che…della FELICITÀ. Tutti la cercano, tutti la perdono. Se ne parla da secoli e secoli amen, chiunque almeno una volta nella vita si è trovato a dire “voglio solo essere felice, chiedo troppo?”

Ma oltre a “pretendere” che ci caschi davanti da un momento all’altro, oltre allo scartare questa o quella situazione perché ci rendeva infelici, abbiamo mai interrogato seriamente noi stessi su cosa sia davvero la felicità? ​


Chiedersi CHE COS’È significa andare a distinguere la molteplicità di differenza che esistono in un concetto; infatti ognuno di noi, nonostante il concetto sia lo stesso (la felicità appunto) darà una risposta completamente diversa.


Ma perché è così importante farsi questa domanda e darsi anche una risposta? Perché la felicità non è nient'altro che l’ultimo fine a cui aspiriamo. Tutti gli altri nostri obiettivi sono sempre riconducibili al voler essere felici: la ricchezza la desideriamo perché pensiamo possa farci felici, così come l’onore, la fama, la laurea, l’aumento di carriera ecc. ecc…

Sono tutti piccoli o grandi scopi che mirano all’ultimo fine perfetto: la felicità.


Sorge spontaneo chiedersi perché allora una volta ottenuti questi micro-obiettivi si è (o si crede di essere) felici per un certo periodo e poi si ricomincia tutto da capo, di nuovo siamo in corsa per un altro traguardo.

Forse, e dico forse perché questa è semplicemente la mia personalissima opinione, è necessario un cambio di prospettiva:


Non vedere più la felicità come qualcosa da raggiungere, da accumulare come una raccolta punti al supermercato, ma vivere la felicità come un processo, un esercizio, un allenamento per distendere non i muscoli bensì la nostra esistenza.


Mi spiego meglio: la vita dell’uomo è intrisa di possibilità e che ci piaccia o no la possibilità va necessariamente agita, infatti una scelta che sia anche di non-scegliere si compie inevitabilmente. Cosa ci dice questo? Ci dice che l’esistenza è in continuo mutamento, è in continuo agire e a meno che non si sia patologicamente sado-masochisti, il principio generalissimo che guida le nostre azioni sarà “cerca il bene, evita il male”. Quindi vediamo che cercare il bene, cercare la felicità, non è altro che un’azione, una ricerca in atto, un processo in divenire. E questo processo si può allenare, si può “gestire”, trasformando una vita di cupa sopravvivenza in una serena “arte di vivere”.


Non rimandare la felicità al raggiungimento dei tuoi micro-obiettivi, perché non finirai mai di portene di nuovi. Rallegrati invece della strada che stai facendo per raggiungerli, dell’atteggiamento concreto che attui per portare avanti la vita che hai scelto, perché è in quelle azioni che risiede la pura felicità di essere, di essere ciò che sei.


Domandarsi cos’è per me la felicità significa rispondere alla domanda “chi sono io e chi vorrò essere?”


Arrivati a questo punto che cavolo c’entra la felicità con il “cavolo cantonese” (di cui in basso troveretela ricetta)? Se la felicità va agita, va esercitata, in vista di chi io vorrò essere…è sottinteso che non vorrò essere una grassona carboidrati-dipendente che sa cucinare solo surgelati! Da qui l’idea di questo blog (avevo bisogno di uno stimolo in più per darmi forza e il mio egocentrismo mi ha suggerito il mondo social) e il perché del supporto della mia nonnina che mi insegnerà l’arte della cucina :)


Grazie, e spero che questo spuntino filosofico vi sia stato utile o almeno sia risultato interessante e….gustoso!


Alice

LA RICETTA

ingredienti per 3/4 persone:

  • un cavolfiore (bello grande)

  • piselli (una tazza)

  • 2 fettine di vitello

  • 2 uova

  • carote (una tazza)

  • soia a piacere

Il consiglio di Nonna Adele: quando l’acqua bolle, prima di metterci i grappoli di cavolfiore, metterci uno/due cucchiai di aceto per far si che non si sparga l’odore di cavolo bollito per tutta casa!

1) Dopo aver bollito i grappoli di cavolo, tritarli fin quando non saranno finissimi. Fare lo stesso con le carote.

2) Tagliare le fettine di vitello in piccoli pezzi.

3) Preparare un soffritto di olio e aglio in una padella bella grande dopo di chè metterci in oridne:

-il vitello

-le carote

-il cavolo

-i piselli

4) Mescolare il tutto fin quando la carne non sarà cotta.

5) A questo punto romperci dentro le due uova e mescolare ancora fino a quando non saranno cotte e ben amalgamate al resto.

6) Servire caldo, con soia a piacere. (Io ci ho messo anche del peperoncino crudo tagliato a pezzetti).


Buon appetito!

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